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Migrazioni

Il TDO è un metodo molto adatto per lavorare sulle problematiche legate alle migrazioni: razzismo, sfruttamento, diritti dei rifugiati, trans-cultura e problematiche di genere, insegnamento della lingua italiana etc.

Lavoro con i rifugiati

I rifugiati spesso non conoscono bene i loro diritti, comprendono poco la lingua, non sanno dove andare, come trovare lavoro, come contrattare il salario, come evitare di essere espulsati e forse di nuovo torturati o essere di nuovo vittime di calamità sociale o climatiche spesso dovute alle nostre politiche.Con il TDO mettiamo in scena le situazioni più ricorrenti e più difficili per analizzarle insieme agli altri, per capire quali parole chiave mancano a un rifugiato, individuare quali sono le informazioni fondamentali di cui hanno bisogno, quali sono le domande da fare a un pubblico e le soluzioni da individuare. In genere con i rifugiati lavoriamo prima con il Teatro Immagine per capire, senza dipendere dal linguaggio, le situazioni fisiche più urgenti da affrontare: come affrontare le violenze razziste, come contrattare un lavoro, come farsi pagare dopo aver lavorato. Poi lavoriamo con le parole. Per individuare le parole chiave nella negoziazione, contrattazione e pagamento col datore di lavoro, per difendere i propri diritti, per creare relazioni con le persone del paese, per fare fronte alla propria famiglia che chiama ogni giorno per chiedere soldi pensando che il rifugiato arrivato in Europa è pieno di soldi.

Il lavoro col TDO ci permette quindi di mettere in scena tutte queste difficoltà. Dopodichè o si fa un forum tra rifugiati nel quale si condividono informazioni e strategie, oppure si portano le scene in diversi luoghi in cui si invitano persone esperte di queste problematiche, avvocati, potenziali volontari disposti ad aiutare singoli individui nei loro primi difficili passi in Italia. Ovviamente si cerca sempre, quando è possibile, di coinvolgere le istituzioni per attirare la loro attenzione sulle difficoltà concrete che incontrano i rifugiati, al di là delle legge e dei servizi esistenti. Infine si invita la società civile.

Un esperienza molto significativa si è svolta in un centro per rifugiati minori dove le persone parlavano poco italiano. Molte scene mostravano la difficoltà di essere pagati dopo avere lavorato. Cosi uno dopo l’altro venivano a provare soluzioni, ‘trucchi’, ma anche scoprivano parole magiche. Le parole giuste erano per loro un salva vita, le ripetevano in continuo dopo aver recitato, per non dimenticarle mai. Oltre alla dimensione formativa, lo scambio di informazioni preziose, il laboratorio fu anche un corso di lingua accelerato e su misura. Erano loro ad insegnarsi a vicenda, secondo i loro bisogni.

Il Forum con un pubblico più ampio è anche molto interessante, sia per i rifugiati perche vedono cosa farebbe una persona locale, che modi e parole userebbe per sormontare l’oppressione che per il pubblico che si ritrova nei panni del rifugiato e scopre tutte le difficoltà e i guai quotidiani che deve affrontare. Il pubblico può proporre delle soluzioni, però si accorgerà, stando nei panni dell’immigrato, che non è poi cosi semplice sopravvivere come può sembrare a volte da fuori.

Capirà anche probabilmente che senza la solidarietà di tutti, l’ingiustizia cresce e invade tutte le sfere della società. Lo spettacolo mira dunque anche a permettere di superare l’indifferenza o la pietà per arrivare a una sensibilità e una prontezza che non lascino spazio al razzismo e all’esclusione.

Creazione di uno spettacolo sulla situazione dei lavoratori africani di Rosarno (video-report in inglese)

Nel caso dei Lavoratori Africani di Rosarno valgono tutte le considerazioni precedenti. E’ uno spettacolo che abbiamo rappresentato 12 volte, e che ha contribuito a creare una grandissima rete di solidarietà intorno a loro. E’ servito anche a sviluppare la consapevolezza che non solo i Lavoratori Africani di Rosarno vivevano in queste condizioni ma che un tale lavoro di rete e di solidarietà andava fatto in continuo, anche con rifugiati poco ‘mediatici’, perche se uno nella società è ricattabile, tutti diventiamo ricattabili. Se non leggete l’inglese e volete altre informazioni oltre al video, non esitare a contattarci.-

– Documento PDF a breve.

 Laboratorio con insegnanti e creazione di uno spettacolo sull’integrazione

Con il CIES a Roma abbiamo svolto un lavoro con gli insegnanti e poi con gli alunni delle scuole Medie, Superiori e Istituti Tecnici, usando il TDO per affrontare le situazioni legate all’integrazione degli alunni di origine straniera. La prima fase con gli insegnanti ha permesso di far conoscere il metodo, mettere in scena le loro sfide quotidiane: alunni difficili, gruppi rumorosi, la perdita di rispetto per gli insegnanti da parte di alunni e genitori (senza menzionare i media che li fanno passare per dei fannulloni in vacanza 6 mesi all’anno), programmi molto impegnativi, lavoro sotto pressione, numerose riunioni, colloqui con genitori… Oltre alle problematiche classiche che hanno potuto mettere in scena, estetizzare, analizzare insieme nel divertimento teatrale, hanno anche potuto lavorare sulle difficoltà sempre maggiori legate all’integrazione degli alunni stranieri: come fare quando un alunno straniero non capisce la lingua, come fare quando gli altri alunni non capiscono perche ci sono sempre nuovi stranieri e diventano escludenti o razzisti. come gestire le tensioni tra i gruppi quando c’è uno sfondo razzista nascosto?Quando una scena si rivelava molto problematica, pesante, attuale e urgente, si faceva un forum. Ogni insegnante poteva provare una soluzione. Insieme si scoprivano rischi, difficoltà, ma anche nuove possibilità, strategie vincente. Tutto il materiale teatrale emerso durante quattro laboratori di quattro ore è poi stato rielaborato e messo in scena con operatori sociali presenti nel laboratorio con gli insegnanti. Durante un fine settimana abbiamo lavorato per creare uno spettacolo.

Durante le prove aperte gli insegnanti sono venuti molto numerosi per dare il loro parere e confermare che avevamo toccato bene il problema dell’integrazione nelle scuole. Lo spettacolo chiamato “Benvenuto Marius” è stato presentato in 10 scuole e infine in un centro sociale per farlo conoscere a un pubblico più largo, oltre gli insegnanti. Nelle scuole i giovani sono stati molto contenti di vedere le loro storie in scena e anche di poterci intervenire, di essere loro gli insegnanti, di essere loro a dare risposte e proposte. Potevano anche prendere il ruolo dell’insegnante per mostrare che cosa farebbero loro al posto dell’insegnante, scoprendo cosi anche le difficoltà del mestiere, ritrovandosi nei panni dell’insegnante, ma anche dell’immigrato, di fronte al bullo o a chi non ha voglia di capire l’immigrato. Questo spettacolo inoltre cercava di mostrare le radici socio-economiche del problema, mostrando anche la mamma rumena del ragazzo vittima di sfruttamento, e quindi non proprio una che ruba il lavoro come amano sottintendere spesso i media. Sottopagata, non poteva comprare vestiti alla moda e di marca al figlio che allora veniva preso in giro per il suo stile.

Il fatto che sia stata una storia vera finita male ha permesso di sensibilizzare più facilmente il pubblico. Il momento più forte è stato quando in un istituto tecnico, dove c’era molto razzismo, un ragazzo apertamente fascista all’inizio dello spettacolo, si è poi ribellato contro il razzismo e ha cominciato a prendere in giro un suo ‘collega’ che continuava a formulare moti razzisti. Visto che le scene erano decisamente reali, i ragazzi del pubblico che entravano in scena per proporre delle soluzioni e delle azioni di solidarietà le stavano già attuando nella realtà. Gli immigrati presenti non hanno mancato di cogliere questa dimensione. Dopo ogni spettacolo due operatori del CIES analizzavano quello che era emerso durante gli spettacoli con i ragazzi, per rafforzare il processo e aiutarli a formulare bene quello che era accaduto.

Progetto a Marsiglia e nelle isole Comore sull’immigrazione (video e scene in francese)

Questo progetto sull’immigrazione si è svolto con la comunità comoriana, sia a Marsiglia che nelle isole Comore. L’obiettivo era mettere in scena la vita degli immigrati, le difficoltà che incontrano in Francia e i loro rapporti con il paese d’origine.Questi immigrati, chiamati “je viens” quando tornano al paese devono portare grandi quantità di regali e soldi e spesso si devono indebitare e vivere nell’astinenza più completa per poter tornare al paese ed essere rispettati e stimati. Dall’altro lato molti approfittano di questa situazione per ‘comprarsi’ il rispetto nel paese d’origine, quindi fanno tante promesse di matrimonio, spacciandosi per ricchissimi e importantissimi laddove spesso in Francia vivono in situazioni molto precarie, sia a livello sociale che sanitario.

Nella prima fase si è lavorato un mese a Marsiglia. Una settimana al Panier con i ragazzi con origine Comoriane e Maghrebine, per capire meglio le loro situazioni e metterle in scena. E’ emerso il gap enorme tra la cultura d’origine e la cultura nella quale si muovono, l’impossibilità di essere riconosciuti come cittadini francesi mentre nel paese d’origine nessuno li considera più come del paese, la pressione dei genitori che cercano di far perdurare l’illusione che sono del paese e li costringono a muoversi nella cultura originaria più tradizionale.

Nella seconda settimana abbiamo lavorato con adulti di origine africane nel nord della città. Di nuovo è emerso il gap vertiginoso tra la cultura d’origine e la cultura nuova nella quale non si sentono mai veramente presi in considerazione. I genitori hanno messo in scena le situazioni che li angosciano: la paura che i comportamenti ‘moderni’ dei figli vengano commentati pesantemente al paese, lo sforzo immenso per mantenere un legame tra i figli e il paese e la cultura d’origine. Spesso i figli nati in Francia, non vogliono sentir parlare del paese del genitore.

A partire da ciò si è creato uno spettacolo sulle difficoltà degli immigrati e dei figli degli immigrati in Francia. Lo spettacolo è stato rappresentato nelle isole Comore e ha suscitato grande stupore perche mostrava l’immigrato non come si racconta nel paese ma come vive veramente in Francia, tra razzismo, esclusione, sfruttamento, e aggrappato a una cultura d’origine mistificata.

Nella terza settimana a Marsiglia, di nuovo al Panier, abbiamo organizzato una formazione approfondita in cui si è creata una scena su problematiche tipiche francesi. L’esclusione degli anziani negli ospizi. Gli immigrati erano contentissimi di lavorare su problematiche che non associano l’immigrato a problemi di legalità, d’integrazione etc. perchè la scena sugli anziani includeva parti e battute che potevano anche riguardare le situazioni dell’immigrato, ma comunque partendo da un problema franco-francese. Gli immigrati del porto erano orgogliosi di venire a proporre delle soluzioni ai problemi dei francesi, perchè normalmente è il contrario. Questo spettacolo recitato due volte per strada nel porto ha avuto un gran successo.

Ne potete trovare la trascrizione in francese qua:

www.parteciparte.com/fra/category/scenes

Nelle isole Comore, oltre al lavoro di formazione per rafforzare il gruppo locale ‘Les gri-gri‘, sono stati creati due spettacoli sul rapporto con gli immigrati: i “je viens”. Uno spettacolo mostrava i ‘je viens’ che vengono sfruttati al paese, sotto ricatto tutto il tempo, dovendo di continuo dare soldi e oggetti a tutti, l’altro mostrava il ‘je viens’ che invece decide di fregare tutti, promette tutto e di più ma non da nulla a nessuno e quando riparte lascia debiti immensi, e tante donne in gravidanza che non avranno marito.

Potete trovare nel video parti delle scene e anche scene sulla corruzione:

www.parteciparte.com/video#5.

Progetto con i ragazzi nella strada di Accra (Ghana) che sono immigrati dai villaggi (report in italiano, scene in inglese).

Questo progetto è servito a formare educatori che lavorano con i ragazzi di strada ad Accra in Ghana. Abbiamo creato due spettacoli sul loro difficile lavoro, poi con cinque educatori selezionati abbiamo lavorato con i ragazzi di strada e i ragazzi sotto sorveglianza giudiziaria per creare due altri spettacoli sulle loro vite, il percorso che li ha portati alla strada. Potete trovare un report dettagliato di questo progetto qui:

www.parteciparte.com/Relazione_Ghana.pdfLo spettacolo dei ragazzi è poi stato presentato in Italia. Potete trovare una descrizione degli spettacoli di questo progetto alla fine del report e due altre descrizioni (in inglese) alla pagina

www.parteciparte.com/eng/category/scenes (‘Street is London’, o ‘Bad boy club Accra’).